Il suicidio in età avanzata (SA) è un problema di sanità pubblica: gli anziani rappresentano il gruppo con la più elevata prevalenza di suicidio.
I fattori di rischio suicidario nell’anziano sono vari e complessi e riguardano la vita sociale, familiare ed esistenziale, oltre ai grandi cambiamenti fisici, biologici e neurologici che accompagnano l’invecchiamento. Tra questi spicca sicuramente la solitudine collegata spesso alla morte di amici e coniugi, spesso le basse abilità digitali portano gli anziani a vivere socialmente isolati. Inoltre, la perdita di competenze fisiche e mentali e l’aumentato rischio di malattie come la depressione, i disturbi del sonno, la demenza e le malattie cardiovascolari portano frequentemente all’abbassamento della qualità di vita.
Con l’età anche il ruolo cambia drasticamente, specialmente con l’arrivo della pensione, evento che richiede un grande lavoro di riadattamento della persona ad una vera e propria nuova vita. Il pensionamento e la perdita del partner hanno un enorme impatto sull’aumento del rischio su1c1dario: la riduzione dei ruoli sociali e il restringimento dell’ampiezza e densità delle reti di relazione, intime e lavorative, porta l’anziano verso un isolamento sociale ed esistenziale, che sfocia spesso in disturbi depressivi.
Ciò che risulta importante, è una buona prevenzione. Il Servizio per la Prevenzione al Suicidio, un servizio ambulatoriale dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma, ha stilato una lista di segnali che potrebbero indicare rischio suicidario in età avanzata. La prevenzione, infatti, comprende anche l’attenzione a particolari comportamenti e cambiamenti nelle abitudini, come:
- mettere da parte farmaci;
- comprare armi;
- esprimere un improvviso interesse oppure perdere interesse per la religione;
- trascurare attività quotidiane di routine e la cura di sé;
- fissare un appuntamento medico anche per sintomi lievi.
Questi sono solo alcuni dei segnali di allarme per un tentativo di suicidio nelle persone anziane (e non solo). Imparare a riconoscerli può salvare vite preziose anche grazie alla tempestiva attuazione di programmi di sostegno psicologico e interventi per ridurre l’isolamento sociale, quali attività di gruppo o l’aumento della comunicazione, anche con il solo telefono, che possono ridurre la mortalità da suicidio.
Un intervento che si è rivelato efficace prevede l’utilizzo di esercizi di mindfulness per promuovere l’apertura mentale, la flessibilità cognitiva, la consapevolezza e la curiosità, portando a miglior benessere mentale. La mindfulness può aiutare gli anziani a liberarsi dalle rigidità mentali e aumentare la possibilità di vedersi in una nuova ottica, abbracciando in modo più sereno l’entrata nella parte finale della vita, non identificandosi solamente nell’immagine stereotipata del “vecchio”, ma ponendo attenzione sulle opportunità di una nuova fase di vita.
Il suicidio dell’anziano, Società Italiana di Gerontologia e Geriatria